Sentiamo parlare e leggiamo in questi giorni di pericolo di “DERIVE SECURITARIE” in carcere, proprio a proposito del c.d. “Riordino delle carriere” delle Forze di polizia, compresa la Polizia penitenziaria.
Noi come Dirpolpen, che rappresentiamo i dirigenti e funzionari della Polizia Penitenziaria, ABBIAMO IL DOVERE DI TRANQUILLIZZARE TUTTI I CITTADINI.
Il progetto di riordino di cui si parla non tocca alcuna norma dell’ordinamento penitenziario ed il direttore resta il vertice del carcere.
La norma riconfigura solo, giustamente, la dipendenza “gerarchica” della Polizia Penitenziaria dal Direttore in dipendenza “funzionale”, quando a guidare il Reparto ci sia un Comandante con la qualifica di primo
dirigente (ovvero un pari qualifica del direttore penitenziario).
In particolare, poi, NESSUNA MODIFICA SUBISCONO ISTITUTI IMPORTANTISSIMI E DELICATI QUALI L’AUTORIZZAZIONE ALL’USO DELLA FORZA IN CARCERE, che resta di esclusivo appannaggio del direttore
del carcere.
Resta intatta, infine, la dipendenza gerarchica della Polizia penitenziaria dai Provveditori regionali e dai vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della giustizia minorile, così come, ovviamente, dall’Autorità politica del Ministero della Giustizia.
Respingiamo con forza la DISINFORMAZIONE e le STRUMENTALIZZAZIONI di questi giorni, ad opera di alcuni direttori, che mortificano le legittime aspettative di crescita della Polizia Penitenziaria ed impediscono di cogliere questa importante occasione per fare crescere l’intero sistema penitenziario, in una visione di sistema che esalti tutte le eccellenti professionalità in campo, che non sono poche, a partire proprio dai Direttori e dai Comandanti.
Spiace ascoltare ricostruzioni assolutamente false (al limite della rilevanza penale), a fronte delle quali viene il sospetto che qualche direttore voglia attirare l’attenzione politica semplicemente per interessi carrieristici.