MA QUALE DERIVA SECURITARIA? IL RIORDINO PERMETTE AL DIRETTORE DI CONCENTRARSI SUL SUO MANDATO
Ormai da giorni stiamo assistendo, con stupore misto a sgomento ad una violenta campagna mistificatoria della realtà a danno della Polizia Penitenziaria e del mondo-carcere. Una massiccia aggressione mediatica, ancor più bruciante perché proveniente dall’interno della stessa Amministrazione Penitenziaria
La mistificazione messa in atto da alcuni dirigenti penitenziari, indispettiti dai correttivi al riordino delle Forze di Polizia, sta completamente travisando alcune norme sulla riconfigurazione della dipendenza gerarchica in dipendenza funzionale tra direttore e dirigente di Polizia Penitenziaria e sta mettendo in giro pericolose fake news, i cui autori chiameremo a rispondere nelle sedi opportune.
E’ in atto un’azione ideologicamente orientata di disinformazione ai danni della Polizia Penitenziaria!
L’ordinamento penitenziario NON È in discussione! Nessuna modifica ordinamentale è stata prevista! Si tratta solo di modifiche interne alla Polizia penitenziaria che non scalfiscono minimamente il ruolo di garante ultimo della legalità del direttore.
Basta leggere il testo del riordino per rendersi conto che nessuna deriva securitaria è in atto!
Al contrario di quanto urlano alcuni dirigenti penitenziari, la subordinazione funzionale rende più efficiente il sistema, perché sgravando il direttore da alcune incombenze gestionali del personale di Polizia Penitenziaria, lo riconduce nell’alveo delle previsioni normative che lo vedono come indiscusso vertice dell’istituto penitenziario, nelle sue attività di coordinamento e di indirizzo del personale della Polizia penitenziaria, prerogative assolutamente non lambite dal riordino.
La relazione dirigente penitenziario / dirigente di polizia introdotta dal riordino va letta alla stessa stregua di quella tra Prefetto / Questore , ovvero organo di indirizzo e organo tecnico.
La subordinazione funzionale non solo non tange gli equilibri gestionali ma invero è lo strumento organizzativo che rende il sistema carcere più rispondente al dettato costituzionale, da un lato, perché consente al direttore di concentrarsi sulla rieducazione ed sul trattamento del ristretto, in ossequio all’art. 27 della Costituzione, e in linea con le direttive europee, dall’altro, che vogliono alla direzione degli Istituti Penitenziari autorità pubbliche separate dall’Esercito, dalla Polizia e dai servizi di indagine penale, quali soggetti terzi ed imparziali dell’agire penitenziario, esattamente come previsto dallo schema di decreto in esame.
Quindi nessuna militarizzazione del carcere, nessuna modifica all’ordinamento penitenziario e, in particolare, il potere di utilizzare la forza in un istituto penitenziario resta in capo al direttore del carcere, responsabile indiscusso della struttura.
Non tolleriamo che una manciata di dirigenti frustrati e ideologizzati denigrino il delicato lavoro dei poliziotti penitenziari e vanifichino gli sforzi di valorizzazione ed efficientamento profusi dal Ministro della Giustizia e dai vertici dell’Amministrazione penitenziaria!!
E’ ora di fare chiarezza! Invitiamo tutti ad una più neutra ed oggettiva lettura del testo del riordino al fine di fugare ogni dubbio su inesistenti “inquietanti rivoluzioni” e auspichiamo che l’amministrazione penitenziaria prenda provvedimenti duri nei confronti di quei dirigenti penitenziari che stanno facendo politica sulle spalle di onesti servitori dello Stato!